Il 30 novembre 1933
Malaparte a Lipari
Era un giorno di tempesta, il mare batteva furioso la testa ricciuta di capelli bianchi; una dura testa dalla fronte nera, contro gli scogli dell’isola del Purgatorio e del porticciolo di Marina Corta. Il piccolo piroscafo che fa servizio tra Milazzo e Lipari ballava sulle onde. Prima scese mia madre, nella barca di Giuseppe Valastro. Poi il toro incappucciato, imbracato; poi il prete nero, poi il dottor Fenech che veniva da Messina, poi l’avvocato Franza, il mio padrone di casa, che veniva anch’egli da Messina, poi i due carabinieri, col moschetto a tracolla, poi il morto che avevano imbarcato a Vulcano, tutto avvolto in un lenzuolo stretto da funi. Poi i sacchi di farina.


Caro Esilio
Come azzurri stasera
sorgon dal mare in fondo all’orizzonte.
Disteso sulla nera
tiepida sabbia ascolto i pescatori
parlar sommessi della nuova luna
di primavera, e lieti
auspici trarre dal color dell’aria.
La verde alba lunare
m’invade, e in cuor m’annega ogni rimpianto.
Lieve mi freme accanto
l’onda e mi parla dolce nell’orecchio.
sorgon dal mare in fondo all’orizzonte.
Disteso sulla nera
tiepida sabbia ascolto i pescatori
parlar sommessi della nuova luna
di primavera, e lieti
auspici trarre dal color dell’aria.
La verde alba lunare
m’invade, e in cuor m’annega ogni rimpianto.
Lieve mi freme accanto
l’onda e mi parla dolce nell’orecchio.
M’è caro ormai l’esilio, mi son care
ormai quest’alte rupi e queste rive
gialle di zolfo e di ginestre: e solo
questo deserto mare
m’ode talvolta mormorar parole
dove non trema il pianto, ma un segreto
riso felice che nel cuor mi duole.
ormai quest’alte rupi e queste rive
gialle di zolfo e di ginestre: e solo
questo deserto mare
m’ode talvolta mormorar parole
dove non trema il pianto, ma un segreto
riso felice che nel cuor mi duole.
Curzio Malaparte
Lipari, 28 aprile 1934
Malaparte lascia Lipari il 27 giugno del 1934.
(…) Poi, un giorno, fui condotto con i ferri ai polsi da Lipari a un'altra isola, e di lì, dopo lunghi mesi, in Toscana. Febo mi seguì di lontano, nascondendosi fra le botti di alici e i rotoli di cordame sul ponte del Santa Marina, il piccolo piroscafo che ogni tanto va da Lipari a Napoli, e fra le ceste di pesce e di pomodori sulla barca a motore che fa servizio tra Napoli, Ischia e Ponza.
Malaparte non ritornerà mai più a Lipari.
L’occasione di rivederla, anche solo da lontano, l’avrà nell’ottobre del 1956, (come si legge in uno degli ultimi suoi articoli su “Tempo”) durante un viaggio da Napoli verso la Grecia. Arrivando in prossimità dello Stretto la vede stagliarsi nitida all’orizzonte:
“… errante a fior d’acqua come una foglia di carrubo bruciata dall’autunno”.
Per approfondimenti:
Curzio Malaparte alle Isole Eolie, Vita al confino, Amori ed opere, Centro Studi Eoliano, Lipari, 2012.